13 luglio 2012

Arrivederci.

L'ultimo post scritto risale ad un mese fa.. ed è anche l'ultimo post scritto in Cina. Giuro, ho cercato in tutti i modi di sedermi e mettermi a scrivere, ma quando non c'è voglia è inutile forzarsi e volersi mettere a scrivere. Adesso ho voglia e sono qui, seduta  davanti la mia scrivania italiana a scrivere un post da Palermo. E se ci penso inizia a divorarmi il vuoto.
Mentre ero in Cina ero convinta che avrei voluto continuare a scrivere sul blog anche una volta tornata a casa.. Ma invece, la voglia, eccetto oggi che sto scrivendo questo post, manca del tutto. Cosa dovrei scrivervi d'altronde? "Sono tornataaa"? No. Tutta questa euforia non c'è. Per tre settimane dopo il mio ritorno alla domanda "com'è andato il rientro?" rispondevo con due semplici parole: "un trauma". E così è stato. Un vero e proprio trauma che non immaginavo per niente.
Ovviamente un trauma con i suoi lati positivi, certo, rivedere tutte le persone a me care è stata un'emozione che non riuscirei mai e poi mai a descrivere, ma mi sono sentita una straniera nella mia città natale. Una turista. Una disadattata. E' assurdo quante cose cambino in dieci mesi, ed io devo avere a che fare con tutti questi cambiamenti. Se poi ci si aggiunge che sono anche io cambiata, abbiamo fatto tombola.
La gente mi dice "dai raccontami com'è andata in Cina!" "dimmi qualcosa in cinese!" ed io lì rimango imbambolata. Non posso raccontarti una vita (perché non è semplicemente un anno di vita ma è una vita in un anno) in una parola, in una frase, in uno scambio di saluti. Avrei bisogno di almeno un anno intero per poter raccontare quella vita intera, quella vita che non vivo più quotidianamente, che adesso fa solo parte di me.
Inizialmente era proprio strano, mi sembrava di essermi risvegliata da un lungo sonno dove tutto era stato semplicemente un sogno. Mi sembrava di essermi risvegliata da un lungo coma dove la parola coma veniva sostituita da Cina. Tutto così surreale, tutto così difficile da toccare con mano, adesso che ne sono lontana. Non so, non riesco a spiegarmi bene, ma era e ogni tanto continua ad essere una sensazione stranissima.
Giornalmente racconto alla mia mamma "Cathleen avrebbe detto questo" "Nainai avrebbe  cucinato questo" ecc. Rivivo la mia quotidianità cinese solo attraverso i paragoni, i racconti che riesco a fare/raccontare a chi vive ogni giorno con me. Quando qualcuno incontrato per caso mi chiede come sia andata, non riesco ad andare oltre ad un "Bene, un'esperienza fantastica che rifarei altre mille volte", ma non per timidezza, le parole mi si bloccano in gola e ad un tratto non riesco più a dire ciò che vorrei dire.
Giornalmente ho nostalgia, mi mancano i pranzi della Nainai, mia sorella che gironzola per casa e ride, ride come una pazza quando dico una scemenza, la sua risata! Mi manca il mio Baba con il suo sorriso genuino imbarazzato quando non capiva un tubo di inglese, la mia cuginetta Lin con i suoi occhioni grandi grandi che sembravano quelli del gatto di Shrek. I miei amici e i pranzi a scuola. Nostalgia, giornalmente e non c'è una cura. Quando avevo nostalgia dell'Italia bastava guardare quanti giorni mancassero per placarla, ma per la Cina no. Devo tenermela, non ho che fare, è una nostalgia che non so quando potrò placare. Non c'è un giorno, una data o un chissà che cosa che mi dica "tra n. giorni tornerai a rivivere tutto ciò". No. Posso solo sniffare i vestiti che fanno odore di detersivo cinese, sfogliare i libri di scuola, chattare con i miei compagni cinesi, guardarmi dentro e guardare quei ricordi che custodisco.
Un'esperienza che ti cambia, assolutamente, che rifarei altre mille volte. Ma una nostalgia continua, una continua terza guerra mondiale con cui convivo, che si affievolisce di settimana in settimana..ma continuerà ad esserci persempre. 
E adesso devo mettere da parte il mio blog, almeno fino a settembre.
Adesso mi tocca studiare dieci materie come se per dieci mesi non abbia studiato.
C'è chi pensa questo ma non m'importa più, sono stanca di arrabbiarmi e avvilirmi, non serve a niente. Ho la consapevolezza e sono orgogliosa di ciò, di essermi spaccata il c*** per dieci mesi in una scuola cinese e di esserne uscita, sana e salva e con ottimi voti.
Voti che saranno solo soddisfazione personale, che forse in un futuro serviranno, ma che oggi sono solo e soltanto una mia soddisfazione, un mio punto di orgoglio, una spinta in più per quando credo di perdere la forza, di non farcela più.
E quindi questo, spero, sia solo un arrivederci.

4 commenti:

  1. chiara, come sempre mi commuovi. anche io ho vissuto le cose che hai vissuto tu, pur non essendo andata così lontano (un anno in francia, in inghilterra ecc...) ma conosco benissimo la nostalgia del mai, del chissà quando, del chissà se. un bacio grosso, Ale

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  2. Davvero riesci a commuovere, a toccare l'anima con le parole. Si vede che quest'esperienza ti ha cambiato e per il momento mi è impossibile immaginare cosa tu stia provando. Magari lo capirò quando ritornerò io a casa. In bocca al lupo per la scuola e ti auguro il meglio, che tu riesca a riadattarti del tutto e che possa ritornare presto in Cina a riabbracciare la tua seconda famiglia!

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    1. Grazie mille davvero! In bocca al lupo anche a te e buona fortuna per te!

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