14 marzo 2012

Ricordi che tornano

Mentre sono a letto con il collo bloccato e parte della schiena dolorante (non chiedetemi perché, non ne ho idea) mi è venuta voglia di scrivere.
Il gelo persiste, ma tanto a questo tempo che non fa altro che prendermi per i fondelli, sono abituata. Piove di continuo ormai da un mese e mia sorella è da fine gennaio che mi ripete: "nooo non lo comprare il cappello! Sta arrivando la primavera".
Ultimamente ho un "flash" continuo: il primo risveglio a Zhaoqing. Non credo di averlo mai raccontato, e allora, ricordandomelo come se fosse avvenuto ieri, e non sette mesi fa, ho deciso di scriverlo qui.
Mi svegliai intorno alle otto e mezza, appena aprii gli occhi mi sentii come spaesata, cercavo con tutta me stessa di non scoppiare a piangere come avevo fatto per tutto il pomeriggio precedente, ma ovviamente non ci riuscì. Nel buio, perché non sapevo come accendere la luce, prima di alzarmi, cercai muovendo le mie braccia in quel futon immenso la mia scimmietta peluche, trovarla fu un grande sollievo, ma non servì a fermare le lacrime. Afferrai il cellulare e iniziai ad odiare quel maledetto fuso-orario ( cosa che dopo sette mesi continuo ad odiare), era troppo presto per chiamare mamma. Non sapevo che fare, non avevo voglia di uscire da quella stanza ed andare da mia sorella e mia nonna. Non volevo che mi vedessero piangere e soprattutto non riuscivo a parlare, mi bloccavo e non sapevo cosa dire, se fossi uscita cosa avrei potuto fare? Quella casa non mi piaceva, non la sentivo mia, ricordo che fu un enorme sollievo venire a sapere che anche mia sorella odiava quella casa ( casa di nonna lontano da tutto). Me ne stetti lì seduta su quel letto, con il pc tra le mani, a sfogliare foto e giocare a the sims. Arrivò il momento del pranzo dove non mangiai nulla, oltre a non riuscire a parlare, non riuscivo nemmeno a mangiare. Aspettai che finirono di mangiare loro e sempre trattenendo le lacrime me ne ritornai in camera. Mi sentivo vuota, spaesata, sola e soprattutto avevo una fottuta paura. Nessuno in quella città da poter chiamare con cui potermi sfogare, Thomas infatti lo incontrai dopo due settimane che eravamo arrivati. I miei primi giorni furono un inferno e chiamai anche mia madre supplicandola di lasciarmi tornare a casa. Poi la richiamai dicendole che avevo deciso: se entro l'uno settembre non starò meglio, io il tre settembre sarò a Palermo.
Forse era destino, o forse decisi che non potevo buttare un'opportunità così: non sarebbe mai tornata indietro. Comunque le cose iniziarono davvero a migliorare, trasferirci a casa nuova, conoscere la mia stanza e riempirla delle mie cose mi permise di sentirmi realmente a casa, iniziare ad andare a scuola e ad avere le mie abitudini mi permise di iniziare a vivere serenamente questa avventura che era iniziata nel modo opposto. Scoprì di essere determinata e decisi di mettermi alla prova, ma non canto ancora vittoria, ci sono ancora tre mesi. Che a me sembrano pochissimi. Ma ci sono.
Una cosa comunque è sicura, se non ci fosse stata mia sorella, a starmi accanto anche quando non volevo parlare, né mangiare, quando ero una specie di vegetale scorbutico e asociale, mia sorella che mi conosceva da soltanto un giorno, il tre settembre mi sarei davvero ritrovata in Italia.
E adesso mi ritrovo a voler tornare indietro e a rifare tutto da capo, senza cambiare una virgola.
MaledettoBenedetto tempo che vola.

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